Storia per un compleanno
meglio nota come
La leggenda dei due maledetti

ANTONIO UCCIO VERARDI

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Credo abbiate scambiato la dedica per un racconto.

Perfino a quelli tra i lettori più avvezzi allo studio enciclopedico delle antiche narrazioni popolari, potrebbe risultar assai singolare la leggenda tramandata ancor'oggi dagli anziani saggi di Specula, paesino abbarbicato sul cocuzzolo della più bassa montagna della sperduta regione di Salum. Stando a quanto essi amano raccontare durante le lunghe notti passate a bere idromele di fronte al focolare, pare che il Diavolo non perda occasione di giocare il medesimo tiro mancino ad ogni nuova generazione di nascituri che il buon Dio dona agli uomini di questa terra.

Si dice che il Demonio scelga due dei nati più capaci dell'anno e ne opponga i cuori, di modo che, se uno di questi punti esattamente verso il basso, l'altro sia diretto puntualmente verso l'alto; che se uno degli infanti cerchi riposo sul fianco destro, l'altro lo trovi puntualmente su quello sinistro; che se di uno la prima parola risulti essere la madre, per l'altro sia fuor d'ogni dubbio il padre. E che ciò avvenga per ogni decisione ed ogni credenza durante l'intero corso della vita, sempre opposti quali i capi di due pietre di magnetite, e che, come tali, non ci sia momento che essi non si attraggano a vicenda, perfino nel caso lande ed oceani li separino.

Sembra anche che il Diavolo si trastulli ad osservare le continue lotte, dispute ed infino guerre che i due opposti ingaggiano inevitabilmente e senza sosta, anche senza mai incontrarsi di presenza. Pare che la tremenda guerra tra il re dell'Epiro ed il sultano d'Illiria, che quasi distrusse l'Opicia antica; la naufragata rivoluzione guidata dallo schiavo Encolpio contro il tirannico Priapo; la celebre disfida epistolare tra il matematico arabo Al-Jāhiz ed il fisico russo Anatolij Dneprov sulla congettura di ortogonalità dei numeri binormali; financo l'interminabile rivalità Coppi-Bartali; tutte siano dovute al giuoco meschino del Demonio.

Sebbene codesta leggenda appaia assai fantasiosa, si potrà udire la medesima storia anche dai savi decani di Praesidium, cittadina adagiata nella vallata più elevata della periferica regione di Salum e, caso vuole, dirimpettaia di Specula. Nel bel mezzo delle interminabili giornate di canicola passate dai decani a bere sidro alla taverna, l'avventore pronto di spirito potrà cogliere una e una sola sola differenza con quanto appena narrato, ossia che del tiro birbone non si accuserà più l'empio Demonio, bensì si ringrazierà il buon Dio.

Egli, nella sua imperscrutabile saggezza, ha voluto donare agli uomini rinnovate speranze di cambiamento e redenzione sotto forma dei radicali mutamenti che il fertile conflitto tra i due opposti si lascia addietro. Difatti corrisponde al vero che, senza la distruzione dell'Opicia, Roma mai avrebbe potuto ergersi a dominatrice di un impero; che senza il sacrificio di Encolpio, prive di voce sarebbero rimaste le prime istanze libertarie del mondo moderno; e che, senza né Coppi né Bartali, di ben più noiosi pomeriggi avrebbero sofferto migliaia di illetterati peninsulari.

Che si creda all'una o all'altra versione, su un fatto i venerandi saggi di Specula e gli eminenti decani di Presidium sembrano sicuramente trovare accordo, ovvero su ciò che accadde, ormai molti decenni orsono, quando il Demonio in un momento di goffa malvagità o l'Altissimo all'apice della propria imperscrutabilità, scelsero entrambi i nascituri nella sfortunata regione di Salum, caso vuole, uno a Specula e l'altro a Presidium.

Incontratesi sin da ragazzini, vuoi per opera della metafisica forza magnetica, vuoi per l'estrema vicinanza delle due cittadine, i due eletti sembravano soddisfare appieno le aspettative che le gesta di tanti illustri antenati proiettavano su di loro. Essi erano dissimili, come si suol dire, quali il giorno e la notte, la formica e la cicala, il cilantro ed il coriandolo, e quale ogni buon campagnolo paragone che i rurali abitanti dei due paesini riuscissero ad elaborare. Non v'era occasione che andasse sprecata per un alterco od un diverbio e non passava giorno senza che entrambi si ricoprissero a vicenda di biechi insulti.

Tuttavia, con immenso disappunto dei quanto meno tradizionalisti anziani delle due quiete cittadine, che tacitamente speravano di assistere ad una qualche truculenta seppur modesta guerra, come ben s'addice alla quanto mai noiosa regione di Salum, col passare degli anni i due prescelti non sembravano palesare alcune dote o qualità di sorta, né tantomeno una spiccata attitudine al comando ed alla lotta. Anzi, non senza un certo spregio delle antiche leggende locali, i due parevano alquanto imbelli, dato che trascorrevano la buona parte delle loro giornate a battibeccare fin troppo pacificamente su e giù per le vie del luogo. Ma si sa, sia il Diavolo che il Signore sanno il fatto loro; e così agli anziani non restò che affidare al tempo il compito di svelare le doti dei due giovani.

E, in effetti, così fu. Gli anni passarono lenti, come in tutti i paesini di questo mondo, ma passarono. Ed a tutti, ma proprio a tutti gli abitanti di Specula e Praesidium, il tempo non mancò di dare prova della fuor d'ogne misura abilità dei due maledetti: la chiacchiera molesta.

Uno dei due, poco importa quale di fronte alla misera pena dei loro tapini compaesani, col proseguir degli studi e dell'età, elaborò una teoria, una filosofia, o meglio una testarda convinzione che si radicò in lui proprio come fa la malerba nell'orto più amato. Egli era convinto e pronto a spergiurare che il divino si rivelasse nella grande trama dell'universo, mentre il demonio dimorasse nelle piccole cose.

Riteneva più che evidente che l'emergere della vita umana e del mondo come lo conosciamo, della bellezza e dell'amore, delle arti, la scienza e la religione dal coacervo delle incomprensibili leggi atomiche e da quell'apparente marasma di scontri e cieche decisioni fosse senz'altro opera di un'entità superiore, la quale nel suo etereo abito da sera dirigesse egregiamente la complessa orchestra dell'universo verso la realizzazione della felicità dell'uomo. E che il demonio, invece, insidiasse questo mirabile disegno instillando il caos e la confusione nell'intima modestia di ogni cosa, quel poco che basta per mandare all'aria la perfezione d'ogni opera mortale: cosicché una teoria scientifica sia sempre invalidata d'una insignificante eccezione, un solido matrimonio smembrato d'un'invisibile alone di rossetto, un brillante esame rovinato d'un'infingarda domanda, un delizioso boccale di birra d'una pestifera schiuma, un'opera mirabile d'una pietra malposta, un ritratto minuzioso d'una disaccorta sbavatura, una giovane vita d'un minuscolo batterio, una notte di discorsi e sogni d'una sveglia crudele. Per non parlare di quei maledettissimi nodi ai fili delle cuffie.

Pare inutile dire che il secondo predestinato, vuoi per la leggendaria maledizione, vuoi per la medesima età ed educazione, si persuase, esattamente come fa il contadino della qualità del proprio vino, d'una teoria, filosofia o meglio cocciuta convinzione puntualmente opposta a quella del primo. Egli era convinto e pronto a spergiurare che il demonio si rivelasse nella grande trama dell'universo, mentre il divino dimorasse nelle piccole cose.

Riteneva più che evidente che le tanto esatte quanto insensate leggi predatorie che governano la natura, matrigna impassibile di fronte ad ogni tragedia umana, e l'inspiegabile cieca causalità d'ogni decisione o scontro d'atomi, altro non fossero che il sottile meccanismo ordito dal demonio, maligno ingegnere, per guidare quell'infernale macchina dalla titanica complessità, la quale è l'universo, lungo un percorso che ha come uniche destinazioni la dannazione e la sofferenza. E che il divino, invece, instillasse la gioia e la speranza di redenzione nelle anime, nascondendosi agli occhi del maligno nell'intimo altare delle cose modeste, ma non così celato da sfuggire allo sguardo attento dei mortali: cosicché ogni uomo possa seguire la luce, chi nel volto di quella giovane bella e silenziosa sul bus del ritorno, chi nella sottile e perfetta arte del realizzare carte da gioco, chi nell'armonia d'una sinfonia polifonica, nel segno di rossetto su una camicia profumata di fresco, nel primo tiramisù mangiato all'estero, nella polvere sui vecchi dischi, nei libri mordicchiatti agli angoli, nella birra chiara nelle notti d'inverno, versata in quei due bicchieri testardamente a livello. Per non parlare di certi riff di chitarra.

E narrazione e maledizione vogliono che i due personaggi, in qualsiasi luogo o circostanza mai si incontrassero, che fosse l'osteria di paese, la strada pe'i campi, i banchi della chiesa, l'aia dove risposano le olive, il limitare d'una dimora qualsiasi, la piazza più grande, la stanza più piccola, la notte più silenziosa, la festa più allegra, il funerale del parente, il matrimonio dell'amico, la sala operatoria, il bordello, la battuta di pesca d'altura, essi incominciassero dibattiti, invettive, orazioni, diatribe, lezioni, presentazioni, perorazioni sproloqui soliloqui comizi non-sense caciare starnazzamenti litigi dialoghi monologhi, insomma, discussioni infinite sulla vita, sull'universo, su ogni cosa, sulle piccole cose, sul Diavolo, sul Signore, sulle orchestre, sulle macchine, sugli artisti, sugli ingegneri, sulla birra, sul rossetto, e la ragazza, ed il bus, e la ragazza, ed il rossetto, e la birra, ed il bus, e la ragazza, ed il libro, e la sveglia, la ragazza, ed i dischi, e la polvere, e la vita, la morte, il batterio, il ritratto, e la ragazza, e la birra, e la ragazza, ed il bus, il Signore, il Diavolo, e le cuffie, e la chitarra, e chi Diavolo dei due, alla fine, avesse ragione.

Quelli tra i lettori più attenti avranno a questo punto notato come i saggi delle due cittadine dedichino particolare attenzione, quasi partecipassero di persona ai fatti del racconto, ad evidenziare l'effettiva abilità oratoria dei due maledetti e l'entità della loro (intesa dei saggi) grande pena.

Mentre il Signore, si sa, non teme rivali in quanto ad irreperibilità, il Diavolo, si dice, non esita a presentarsi di gran scena se nominato con un po' d'insistenza. Si può di certo immaginare quanto Egli sembrasse infastidito da così tante attenzioni, quando comparì a metà strada tra Specula e Praesidium, nella sovrannaturale regione di Salum, invocato incessantemente dalle chiacchiere dei due prescelti e dalle ben più assillanti esortazioni che i decani dei due villaggi Gli rivolgevano, nella speranza che Egli si decidesse, una buona volta, a portarli con sé (stia a quelli tra i lettori più attenti l'indovinar chi).

Sembra che il Diavolo si fosse presentato per rimediare all'errore commesso anni addietro, stando a quanto si tramanda a Specula, o per risolvere l'incresciosa situazione provocata dalla molto imperscrutabile scelta del buon Dio, per quel che si racconta a Praesidium; ma sta di fatto che Egli fosse del tutto intenzionato a farla finita l'indomani, ovvero il giorno dell'anniversario della nascita del più giovane dei due maledetti.

Così ben determinato, il Demonio si presentò quella notte stessa a casa del più vecchio dei due per il primo atto del suo malefico (ma che alcuni non esiterebbero a definir salvifico) piano. Tra gran fragore di stoviglie e pentolame e voci che alte invocavano il Suo nome (bizzarramente insieme a quello di un volgar suino, con tutta probabilità causa l'estrazione contadina della gente del circondario), il Maligno si presentò al primo dei due eletti nella forma che Egli più prediligeva, ovvero all'interno di una pentola di cui, grazie a potenti ed occulte forze oscure, aveva fatto sparire il coperchio giorni orsono (In Nota: del perché l'Oscuro abbia una idiosincrasia verso i coperchi si hanno tutt'oggi versioni discordanti).

Egli rivelò al primo dei due opposti la Verità sulla vita, l'universo e tutto quanto; Verità che, guarda caso, coincideva esattamente con quanto l'uomo credeva. Lo invitò, poi, ad incontrarsi con il rivale l'indomani alla locanda, con la scusa dell'anniversario di quest'ultimo, in modo che Egli potesse palesarsi e confermare al più giovane la ragione del più vecchio. Infine sparì.

Esattamente allo stesso modo apparve poco più innanzi al più giovane dei due: pentolame, urla, suini e tutto il resto. Ma questa volta, la Verità sulla vita, l'universo e tutto quanto, guarda caso, sembrava coincidere con gli argomenti del più giovane tra i due prescelti. Invitato anche il secondo a festeggiare alla locanda l'indomani, Egli svanì nuovamente.

Quelli tra i lettori più smaliziati non saranno di certo confusi dalle due differenti Verità rivelate dal Demonio, anzi avranno di fatto intuito il Suo piano tremendo: far incontrare i due con l'inganno e convincerli entrambi ad ascoltarLo quando Egli confermerà l'autenticità di una o l'altra versione, ben poco importa quale, in modo che i due fastidiosi litiganti perdano definitivamente l'argomento del contendere. Non che il Demonio non conosca l'autentica Verità sulla vita, l'universo e tutto quanto, anzi, la sua conoscenza, insieme ad un consistente risparmio sul riscaldamento domestico durante i mesi invernali, è uno dei pochi vantaggi che si hanno ad essere il Maligno. (In Nota: per coloro tra i lettori più curiosi, pare che tale Verità consista in un numero, come affermato da Platone già millenni orsono. Tuttavia, sembra anche che quest'ultimo fece un errore nei propri calcoli e sbagliò la valutazione del numero d'una qualche decina. Ma questa è un'altra storia).

Come ultimo malefizio della notte, Il Diavolo riapparve infine nella cucina dell'osteria e, fiducioso della riuscita della propria diabolica macchinazione, si apprestò con un ghigno soddisfatto a far sparire tutti i coperchi in vista, in modo da garantirsi una confortevole apparizione l'indomani.

Il giorno seguente, i due (non ancora per molto) litiganti si incontrarono alla locanda, nervosi, quasi non fossero contenti di poter finalmente terminare in maniera vittoriosa l'annosa questione. Prima di sedersi al tavolo, però, il più anziano dei due consegnò un dono curioso al più giovane. Questi, una volta scartatolo, ne rimase perplesso, ma non mancò di leggere il biglietto che accompagnava il presente e che recitava: "In memoria di tutto il tempo passato assieme".

Seduti al tavolo, i due ordinarono una zuppa, ma la pentola che ricevettero dall'oste fu vuota, oltre ad essere (ben poco) misteriosamente priva coperchio. Poco dopo, il Diavolo si palesò all'interno del tegame, tra i cori e le acclamazioni dei decani dei due paesi, accorsi prontamente alla locanda dopo essere stati avvisati dell'evento da una sulfurea ed anonima telefonata. Egli incominciò: "Io sono l'Oscuro, il Maligno, il Signore delle Tenebre, il Suino, il Diavolo, il Demonio e sto per rivelare a voi tutti la Verità!". A questo punto, dal buon Malvagio, Egli si cimentò una sapiente pausa scenica al fine di aumentare la drammaticità dell'annuncio, ma, prima di poter continuare, il più giovane dei due maledetti, tappò la pentola che ospitava il Maligno con un misterioso quanto provvidenziale coperchio ancora infiocchettato. Il Diavolo provò a parlare, urlare, sbattere, sbraitare, spingere, dare fondo a tutti i suoi sulfurei polmoni, ma niente si udiva al di là del coperchio.

A questo punto, uno dei due furbetti esordì sorridendo: "Come vedi con i tuoi occhi, mio caro, la ragione è in fondo mia: il diavolo effettivamente dimora nelle piccole cose!".

L'altro, a sua volta, rispose con un ampio sorriso: "Mi dispiace contraddirti, amico mio, ma come puoi notare da solo, è la divina forza delle piccole cose a salvarci dalle macchinazioni del demonio."

Ed iniziarono l'ennesima maledetta discussione, ma questa volta ridendo ridendo e ridendo, ridendo dal profondo dell'anima, mentre il Diavolo piangeva e piangeva, rinchiuso da un coperchio in una stupidissima pentola non ammobiliata. E piangevano i saggi radunati all'osteria. E piangeva l'oste, per di più orfano dei suoi coperchi. E piangevano tutti gli abitanti dei miseri paesini di Specula e Praesidium. E piangeva l'intera sfortunata ed occulta regione di Salum. E piangevano perfino quelli tra i più sfortunati dei lettori.

Molti anni sono passati dagli avvenimenti qui narrati, ma i pochi coraggiosi viaggiatori, che ancora si avventurano fin nella ormai dimenticata regione di Salum, raccontano strane storie di due minuscoli paesini confinanti, uno abbarbicato sul cocuzzolo di una montagna così bassa da quasi non potersi dire montagna e l'altro adagiato su una vallata così elevata da quasi non potersi indicare vallata.

Essi raccontano di come tutti gli abitanti delle due tristi cittadine non facciano altro che mugugnare tutto il santo dì, da mane a sera, senza sosta, qualunque cosa essi facciano. Si dice anche che, durante le lunghe notti passate a bere idromele di fronte ai focolari del primo dei due paesini, o durate le altrettanto interminabili giornate di canicola passate a bere sidro nelle taverne del secondo, si possano ascoltare due vecchissimi signori, dalle barbe bianche così lunghe che ormai toccano il terreno, discutere animatamente dell'universo, la vita e fondamentalmente di tutto quanto e che questi siano gli unici, in tutti i due villaggi, ad essere sempre sorridenti. Si narra anche che, durante le loro interminabili chiacchierate, questi due personaggi non si separino mai da una logora pentola, nella quale, giurano forse i pellegrini più provati dal duro viaggio nelle aride ed inospitali terre di Salum, pare ci sia uno strano esserino imbronciato di colore nero e rosso, il quale ami passare il proprio tempo con delle cuffie dai fili alquanto aggrovigliati ad ascoltare vecchi dischi di rocker del passato. E si tramanda anche che, se si ascoltano con attenzione gli anziani decani e saggi, i quali ancora frequentano i focolari e le taverne dei due inospitali villaggi, si potrà distinguere tra i loro continui mugugni una preghiera al Signore, quanto mai buono ed imperscrutabile, affinché Egli abbia presto in gloria i due simpatici vecchietti chiacchieroni, dato che il Diavolo, a quanto pare, non abbia nessuna voglia di portarseli all'inferno.

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